Mario e Sandro

di Sergio Materia

Sandro Pertini, Presidente della Repubblica, passa in rassegna un reparto dei Bersaglieri. Roma, 8 luglio 1978

Il 24 marzo, proprio nel giorno in cui cinque anni fa è scomparso Mario Almerighi, il comune di Roma ha deciso che la casa di Sandro Pertini diventerà un museo multimediale.
Mario Almerighi è stato presidente della Fondazione Sandro Pertini e si è battuto perché la memoria del Presidente e di quello che ha rappresentato restasse viva.
Ancora una volta le figure di Pertini e di Almerighi si incontrano. E forse non è solo un caso che questo accada in questo periodo di guerra in cui, spesso a sproposito, prendono la parola i movimenti pacifisti.
Invece di tante parole, basterebbe ricordare la figura di Sandro Pertini.
Nessuno ha dimenticato le sue parole di pace (“si svuotino gli arsenali, si riempiano i granai”). Ma quel Pertini è lo stesso che fu a capo di un’organizzazione partigiana che le armi le usò eccome, perché servivano a combattere il nemico nazifascista. E non c’è nessuna contraddizione dovuta magari alla distanza temporale, come qualcuno potrebbe pensare. E’ lo stesso Sandro Pertini, nell’uno e nell’altro caso, che aveva chiarissimo il confine nettissimo tra amore per la pace e passività.
Nemmeno chi mette la pace al primo posto tra i valori fondanti di una società può essere arrendevole quando un feroce oppressore mette sotto attacco la libertà e la voglia di democrazia.
Perché come ha scritto il teologo Vito Mancuso rispondendo alle sorprendenti affermazioni “pacifiste” del presidente dell’ANPI, la libertà e la dignità sono più importanti e più sacri della vita stessa. Basta rileggere le lettere dei condannati a morte della Resistenza.
Tutto questo è scritto nella Costituzione. Viene spesso ricordato l’art. 11: L’Italia ripudia la guerra “come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
E già il discorso si fa più complesso del semplice ripudio della guerra. Ma poi c’è l’art. 52: “La difesa della patria è sacro dovere del cittadino”. E allora è chiaro che la reazione anche armata contro un nemico oppressore o invasore non solo è legittima ma è doverosa. E se questo vale per la propria patria, deve valere per tutte le patrie.
Pertini tutto questo, questa convivenza tra volontà di pace e fermezza davanti alla violenza ingiusta, lo ha impersonato in tutta la sua vita.
Anche sul piano personale era così, perché era burbero ma sotto sotto ci vedevi un che di scanzonato, di accogliente.
Io credo proprio che anche questo aspetto della figura di Pertini abbia conquistato Mario Almerighi. Perché anche Mario era così. Sempre gentile, sentiva forte il senso dell’amicizia. Era la base necessaria di ogni discorso politico. Per questo, le delusioni vissute nella sua attività pubblica erano anzitutto delusioni sul piano personale.
Ma anche Mario era capace, eccome, di battaglie tenaci in nome della dignità e del senso di giustizia, e mai in nome di interessi personali.
Oggi insomma anche Mario Almerighi rivive ed è presente in questa bella occasione di ricordo di Sandro Pertini. E sarebbe bello che i giovani, assieme alla figura del più amato dei presidenti, riscoprissero quella di un grande giudice e grande uomo come Mario Almerighi.

Una casa per le idee di Pertini

di Valdo Spini

Anni fa, andammo con Mario Almerighi dall’allora commissario prefettizio al Comune di Roma, Fabrizio Tronca, per prospettargli il problema della casa a Fontana di Trevi dove Sandro Pertini viveva con la moglie Carla e che è di proprietà del Comune Capitolino. L’idea era di farne una Casa della Memoria per raccontare il suo impegno politico e sociale, e dare a tutti la possibilità di ricordare nel tempo la sua vita e le sue opere . Pertini non ha mai abitato al Quirinale, ma è sempre rimasto  in questa piccola casa nel cuore di Roma. Volevamo proporre attività interattive e di proiezioni , dirette soprattutto ai giovani un museo didattico che poteva  arrivare comunque all’interesse  di tutti, senza limiti di età. La nostra visita al Commissario non ebbe poi seguito per il poco tempo che allora ci separava dalle elezioni amministrative del 2016. Ma nella nuova consiliatura (eletta nel 2021) l’idea ha finalmente trovato un seguito nelle istituzioni. Per iniziativa della consigliera comunale Antonella Melito, con una mozione in Campidoglio fatta propria da tutto il gruppo Pd, quell’idea, cui Mario Almerighi teneva tanto, è stata rilanciata. Si dice nella mozione “Chiediamo al Sindaco e alla Giunta di portare avanti il progetto per un’esperienza che possa tenere in vita la memoria del Presidente “più amato dagli italiani”. Sono molto grato alla consigliera Melito e al gruppo Pd che risollevano nel consiglio comunale di Roma Questo tema.. Ritengo che la vita di Sandro Pertini possa essere di importante stimolo per la partecipazione nella vita pubblica e per l’impegno nella vita politica delle giovani generazioni. Ricordo quello che diceva il Presidente Pertini: “Giovani, scegliete una fede politica democratica e per quella date il meglio di voi stessi».

Valdo Spini

Credo che sia un invito quanto mai attuale, e mi auguro che tutte le forze presenti in Aula Giulio Cesare vogliano accogliere questa iniziativa significativa, che nel cuore della  Città di Roma potrebbe dare risalto ad un grande impegno civile e politico.    

Sarebbe anche il miglior modo di ricordare la memoria del giudice Mario Almerighi.

In ricordo di Mario

Fontana di Trevi. Mario Almerighi con la sua famiglia davanti al palazzo che ha ospitato la residenza di Sandro Pertini (foto di famiglia)

Oggi 24 maggio ricordiamo il nostro presidente Mario Almerighi con affetto e riconoscenza per la dedizione e l’impegno costante nel perseguire i valori della legalità e della giustizia.

Pace è libertà

di Leonardo Agueci

Chissà cosa avrebbe detto Mario Almerighi di fronte alle immagini di guerra e di orrore che in questi giorni ci vengono mostrate di continuo?

Come quelli della generazione che ha vissuto la seconda guerra mondiale soprattutto attraverso i racconti dei propri familiari e le tragedie ancora recenti che l’avevano accompagnata, avrebbe probabilmente considerato del tutto insensata e inimmaginabile l’idea che potesse avvenire ancora qualcosa del genere.

E una chiara testimonianza del suo pensiero viene data da un appunto, ritrovato tra le sue cose, nel quale definisce la guerra come “la più sublime manifestazione dell’infinita stupidità dell’uomo”!

Siamo cresciuti coltivando i valori della pace, della libertà e del reciproco rispetto delle persone, quali fondamenti assoluti dei rapporti tra i popoli,  e – come se fossimo di colpo ritornati al 1939 – ci troviamo oggi di fronte alla violenta e prepotente invasione di una nazione sovrana europea ad opera di un’altra nazione più forte, formalmente motivata da evidenti pretesti ed accompagnata da stragi di inermi cittadini (tra i quali tanti bambini), da brutalità di ogni genere e dalla pianificata distruzione totale di intere città.

 Assistiamo sgomenti alle sistematiche violazioni di principi di umanità elementari ed alla quotidiana consumazione di efferati crimini di guerra, per effetto della volontà di pochi uomini, impadronitisi del potere assoluto e incontrollato del proprio paese.   

All’interno dello Stato invasore ogni libertà democratica risulta di fatto eliminata; ogni manifestazione di pensiero non allineata viene brutalmente repressa; non è consentito alla stampa, compresa quella straniera, alcun genere di informazione diverso dalle fonti di potere; viene persino tenuta nascosta ai propri cittadini la stessa esistenza di una guerra in atto.

I sentimenti di indignazione suscitati da tutto ciò non possono essere attenuati dalla considerazione che l’orrore riguarda realtà politiche e geografiche lontane (ma in realtà non lo sono!) e che l’unico reale motivo di preoccupazione per noi può derivare dagli effetti economici sulla nostra vita quotidiana.

È in gioco invece la libertà dei popoli, non solo di quello invaso – che lotta per la propria sopravvivenza – e di quello costretto ad essere invasore ma, attraverso loro, quella di tutte le nazioni.

E se non c’è libertà tutti gli altri principi di civiltà perdono di senso; gli stessi valori di Diritto e Giustizia – i ”nostri” valori – diventano semplici esercitazioni verbali o, peggio, ipocriti pretesti per consolidare le tirannie.

Le tragedie cui stiamo assistendo ci ricordano che la libertà va sempre protetta; che non può esserci vera pace senza libertà; che difenderla, quando viene messa in pericolo, costituisce un dovere morale assoluto, come ci ricorda l’insegnamento – sempre attuale – di Sandro Pertini.

Ci siamo a lungo adagiati nel considerare scontato e permanente il bene della libertà, ma ora è tempo di impegnarsi, in tutti i modi necessari, per riaffermarne fondamento ed importanza; lo dobbiamo soprattutto per impedire che il suo valore autentico e profondo possa essere allontanato dalle prospettive di vita dei nostri figli e delle nuove generazioni.